Albania: rondini e meraviglia
Albania (improvvisata) in moto
Basta dare un’occhiata veloce a questo blog per capire la mia natura di programmatrice seriale. Non riesco a partire senza aver prima studiato il territorio, le strade, scoperto tutto ciò che c’è da vedere. Lo faccio perché solo così riesco a partire con la dolcissima illusione di non dover tornare a casa per scoprire di aver perso delle meraviglie incredibili (magari a 2 km dall’albergo!).
Immaginate quindi il mio stato d’animo quando Marito mi ha detto: “Ho deciso, domani sera partiamo. Andiamo cinque giorni in Albania”.
Partita a razzo, immersa tra le onde della rete cercando tra i blog l’itinerario migliore, le perle nascoste, i consigli di chi ci è già stato.
Il bello dei programmi è che in realtà sono dei cerchi vuoti da riempire con emozioni, paesaggi e abbracci che anche questa volta sono stati il senso e il valore più profondo di quest’immersione in Albania.
Abbiamo scelto di viaggiare con GNV da Bari verso Durazzo, non chiedeteci se le cuccette siano comode o meno perchè, come sempre, in traghetto viaggiamo all’avventura! 🙂
Il primo consiglio pratico che voglio darvi, non solo per l’Albania ovviamente, è quello di tenere gli occhi bene aperti ed informarvi bene.
E’ l’unico modo di sopravvivere ai furbetti.
Il primo passo da compiere per il 99% degli arrivi in Albania in moto o in auto è quello di sottoscrivere l’assicurazione all’uscita dal porto.
A giugno 2018 per la moto abbiamo speso 15 euro, vi consiglio di avvicinarvi a qualcuno che ha già pagato e chiedergli quanto ha speso prima di approcciare l’operatore allo sportello, in modo da avere la certezza di pagare come tutti (ci avevano chiesto 50 euro).
Siamo sbarcati a Durazzo e abbiamo subito imboccato la strada costiera per Saranda, godendoci una strada incredibile e piena di curve ( anche se abbiamo percorso di versi km sotto l’acqua, ne è davvero valsa la pena!) con una sosta per visitare il sito di Apollonia.
Abbiamo scelto cinque tappe per questo mini tour strapieno di emozioni (e di ottimo cibo).
1. Apollonia
La sosta ad Apollonia ha rubato più tempo del previsto perché:
A. il navigatore ci ha dispersi nel nulla e per qualche minuto abbiamo pensato che in realtà si trattasse di delle vecchie pietre al momento usate da un contadino per recintare le sue oche.
B. una volta trovata la strada, la visita ci ha completamente rapiti!
Dunque, innanzitutto bisogna sapere che la strada per raggiungere il sito è COMPLETAMENTE asfaltata. Se quindi il vostro navigatore vi consiglia di girare a destra perdendovi nel nulla, non seguitelo e proseguite seguendo la strada.
Prima del sito c’è un parcheggione enorme custodito in cui poter lasciare la moto.
Ciò che ci ha lasciati completamente a bocca aperta è lo stato in cui è mantenuto il sito. Ci sono strutture perfettamente intatte nonostante siano lì dal Vi sec. A.C., che ci hanno riportato alle emozioni vissute nell’Acropoli della vicina Atene (ne avevamo parlato qui).
Questa città ha conosciuto il suo splendore come centro di scambi e la sua fama ha attirato grandissimi personaggi, tra cui l’oratore Cicerone.
All’interno di questo parco archeologico, sempre incluso nel biglietto, c’è l’antico monastero di Santa Maria nel quale è possibile visitare una chiesa e un museo di archeologia.
COSTO BIGLIETTO: 800 lek a testa/circa 6 euro (possibili sconti per gruppi e famiglie)
DURATA VISITA: circa 2 ore
2. Saranda
Saranda è una delle città più turistiche in Albania e quindi ci sono posti con prezzi totalmente fuori dalla media del paese. C’è comunque una vastissima scelta tra gli hotel e noi ne abbiamo scelto uno per circa 20 euro a notte, con vista panoramica pazzesca sul mare e un American bar scoperto che la mattina si riempiva del garrire delle rondini.
Meraviglioso.
Abbiamo scelto Saranda come punto d’appoggio perché in posizione strategica per diverse escursioni ma è un paese che si può tranquillamente girare anche in un solo giorno.
A parte il mare, che abbiamo trovato molto più bello poco più a sud, di Saranda segnaliamo:
Il Monastero dei 40 Santi
Affascinati e misteriose, le rovine di questo monastero sono ciò che resta a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Questo Monastero, 4 km a sud di Saranda, ha un legame molto forte con la città che sembra aver preso il suo nome proprio da lui.
Secondo la leggenda qui furono imprigionati 40 cristiani che si rifiutarono di rinnegare la propria fede e furono quindi lasciati morire nel mezzo di un lago ghiacciato in una notte d’inverno.
Arrivare in cima alla collina con queste storie nella testa rende tutto un po’ più da brivido e molto probabilmente capiterà anche a voi di avere l’impressione di vedere cose che in realtà non esistono.
Ma, al di là dei racconti e delle storie, il posto ha davvero un fascino incredibile e offre una vista pazzesca sul mare e sulla città, noi non volevamo più andar via!
E’ possibile richiedere direttamente al Comune di Saranda il permesso per visitare la cripta dell’edificio.
Il Castello di Saranda
Questo castello oggi ospita un ristorante ed è un punto magico per godersi il tramonto sulla città. Non ci ha colpiti particolarmente e per questo abbiamo deciso di cenare in un posto un po’ più rustico ma solo dopo esserci goduti il calar del sole dalle mura!
Haxhi
Abbiamo girato parecchio per cercare posti in cui non raddoppiassero i prezzi solo per i turisti e, con l’aiuto di Tripadvisor, abbiamo trovato lui.
In una piccola stradina di Saranda, Haxhi ci ha accolti personalmente dandoci una mano con i caschi e con tutta la gentilezza del mondo ci ha servito un’ottima cena.
Prezzi assolutamente nella media, piatti abbondanti e qualità molto buona.
E’ sicuramente un posto in cui ritorneremmo volentieri!
3. Butrinto e Ksamil
Abbiamo dedicato il nostro secondo giorno in Albania alla storia e al mare.
Siamo partiti da Saranda per raggiungere Butrinto, un sito che ci ha davvero lasciati senza parole. Anche qui rondini a vista d’occhio, un punto d’interesse mantenuto benissimo e solo 700 lek a testa (circa 5,50 euro) per l’accesso a tutta l’area.
Butrinto è oggi la meta turistica culturale più visitata del paese e molto di ciò che oggi è visibile è stato portato alla luce da una missione archeologica italiana degli anni Trenta.
Si legge di questa città già nell’Eneide ma la sua storia l’ha portata ad essere un punto di riferimento spirituale grazie ad un grandissimo santuario, un centro di scambi per la sua posizione strategica, una colonia romana, una residenza episcopale e molto molto altro.
Tutti questi frammenti di storia, oggi, sono visibili in parte coperti dall’acqua, in altra parte immersi nel verde.
Uno spettacolo senza eguali!
Abbiamo passeggiato per Butrinto tutta la mattina, sulla strada per rientrare a Saranda abbiamo deciso di fermarci a Ksamil per goderci un po’ il mare delle “Maldive dell’Albania” che sinceramente non ha affatto deluso le nostre aspettative.
Acqua cristallina, molto meno gelida della media dei balcani e cocktail in spiaggia. ME-RA-VI-GLIA!
4. L’occhio blu
La strada verso la prossima tappa prevedeva una fermata intermedia tra le montagne, per visitare l’Occhio Blu.
La strada per raggiungerlo non è perfetta ma è comunque percorribile senza difficoltà.
Ci teniamo a precisare che la visita è gratuita, vi chiederanno solo di pagare 50 leke a testa per attraversare il ponte prima dell’ingresso. Se i bus della vostra nave da crociera, portandovi in escursione lì, vi chiedono 5 euro: VI STANNO DERUBANDO.
Chiusa questa parentesi, la fermata all’Occhio blu è assolutamente indispensabile. Sembra la Laguna Blu di quel film un po’ zozzone che tutti abbiamo visto almeno una volta.
Si tratta di una sorgente di acqua gelida, sono visibilissime le bolle di acqua che sale dal basso spingendo subito a galla i più coraggiosi che decidono di tuffarsi.
E’ un posto con un’energia incredibile e con una varietà di animali coloratissimi incredibili, siamo rimasti lì incantati a goderci lo spettacolo per più di un’ora.
C’è anche un ristorantino in cui è possibile pranzare, noi avevamo già pronto il pranzo al sacco ma c’era tanta gente che mangiava lì e non sembra affatto male.
5. Argirocastro
Questa è la storia di come Pasquale e Claudia abbiano pranzato e cenato due volte nell’arco di 12 ore.
Siamo arrivati ad Argirocastro ovviamente in moto e avevamo affittato una stanza in una grande casa nella parte antica del paese.
Più ci avvicinavamo più l’asfalto diventava un antico ricordo, sostituito da pietre poco più grandi dei nostri sampietrini.
Nessun numero civico sui cancelli, moto che comincia a slittare sulle pietre carica di bagagli.
Comincia a piovere.
Cercando di mantenere i nervi saldi sono scesa dalla moto girando nelle stradine in cerca della villa che ci avrebbe ospitati e cammina, cammina…
Trovo l’unico cancello con un civico, ed è il nostro.
Prima di urlare al miracolo copriamo una scanalatura enorme nel terreno con dei mattoni per far passare la moto, poi ci avviciniamo al cancello dato che non c’è alcun citofono.
E’ socchiuso, lo apro ed entro.
Davanti a noi un piazzale contornato di piante che, come un sentiero, accompagnano il nostro sguardo alla sua fine. Oltre: l’immenso.
Cielo a perdita d’occhio, le montagne, il castello.
Con gli occhi pieni di meraviglia, iniziamo a cercare i padroni di casa ma sembra tutto deserto. La porta è aperta ma nessuno risponde e ci avviciniamo al giardino in cerca di anima viva. Poi mi giro e la vedo lì, seduta sulle scale a pelare una patata.
Ecco, ora fermiamoci un attimo e immaginate la scena:
avete più di 80 anni e vi lasciano sole in una villa enorme, sedete su una scala pelando patate e due estranei con i caschi in mano sbucano dal nulla.
Non so voi, ma a minimo parte na sincope che ci resto secca!
Lei, invece, che fa?
Alza gli occhioni dolci, ci vede, si alza.
Mi abbraccia.
Io ho pianto.
Passato questo momento fuori dal mondo scopriamo che, ovviamente, la nonnina non parla una parola in inglese.
Siamo stati con lei poco meno di un ora in cui lei mi parlava in albanese e io in italiano (se non dobbiamo capirci, almeno facciamolo al meglio che si può) e per passare il tempo ha deciso di insegnarmi a preparare il caffè turco.
Quell’odore mi ha scaraventato tra le via della nostra Istanbul tra urla, auto, motorini e caffè. A spazzare via il bazar dalla mia testa un tocco delicato, Nonnina mi mostra le artrosi, mi chiede di aprire il barattolo del caffè.
Lo apro io, Nonnina, lo apro io.
E so anche già come si prepara, ma voglio guardarlo dalle tue mani gentili e seguire i tuoi movimenti. Voglio godermi a pieno questi minuti in cui hai deciso di impegnare il tempo che abbiamo insegnandomi qualcosa.
Chissà cosa pensi di me, innamorata della finestra sulle montagne alle spalle del lavabo, con lo sguardo perso nel verde mentre accendi il fornellino a gas con un fiammifero.
Il caffè è pronto, ci sono solo due sedie in casa, le portiamo insieme nel patio per bere il caffè all’aperto. Un vassoio d’argento con lo sguardo fiero, io che ti prendo in giro con uno sguardo ammiccante e vorrei poterti dire da vera meridionale:
“Hai uscito il servizio buono eh?”
Mi guardi, mi capisci, ridiamo insieme.
Quando sua figlia e suo genero sono arrivati ci hanno trovati seduti lì a bere caffè e, se ve lo state chiedendo, parlano pochissimo inglese.
Riusciamo però a capire che è suo figlio ad aver messo le stanze su booking e che lui parla inglese però riusciamo comunque a capirci benissimo.
Qui è partita un’escursione pazzesca nel loro giardino in cui ho visto le loro 50.000 api, i barili pieni di miele, le pecore nell’ovile, le verdure profumate, la lana da lavorare, l’uva.
E più il mio stupore cresceva più non vedevano l’ora di farmi vedere di più!
Ho mangiato tre cucchiai enormi di miele rifiutandone una ciotola intera, scoperto come si tira fuori l’ape regina dall’alveare e anche perché esiste il modo di dire: “Sei una pecora!”
Arrivato il figlio sono ormai circa le 15:30, abbiamo sistemato i bagagli in stanza e siamo pronti ad andare a girare il paese ma la conversazione (in inglese) è stata più o meno questa:
“Mamma chiede se volete mangiare qui”
“Oh che gentili!! No no davvero guarda, abbiamo già mangiato tanto sulla strada per arrivare qui, adesso usciamo e vi lasciamo stare. Grazie comunque!”
“Mia madre ha detto che mangiate qui.”
Guardo Pasquale rassegnata e ci spostiamo all’interno, credo di aver mangiato così tanto solo ai cenoni di Capodanno! Ed era tutto cibo naturalissimo, prodotto dal loro orto, una meraviglia!
Con i panzotti belli pieni ci siamo incamminati verso il Castello ma la strada sotto 40 gradi non era affatto piacevole e abbiamo deciso di optare per la Ciccions.
Onestamente non abbiamo particolarmente apprezzato il Bazar di Argirocastro ma, se non altro perché è una delle uniche due attrazioni del paese, merita comunque una passeggiata. Il Castello è molto spoglio ma offre una bellissima vista sulle montagne, abbiamo anche rischiato di farci arrestare perché non avevamo capito che per visitare la parte con le armi si pagasse un altro biglietto a parte.
Inutile dire che, rientrati a casa, ci hanno fatto trovare una torta rustica per cena farcita con delle verdure buonissime!
Avevamo già cenato ma ho portato questa delizia con noi in traghetto il giorno dopo e, date le quantità industriali, sono anche riuscita a farne assaggiare un pezzetto alla mia mamma.
Abbiamo lasciato Argirocastro con i lucciconi e con degli abbracci grandi quanto il mondo. Non potete immaginare che gioia sia stata scoprire che dopo la nostra recensione, il posto in cui abbiamo dormito sia diventato il più gettonato del pese. In soli due mesi hanno accolto più di 50 famiglie da tutto il mondo!
Siamo grati, infinitamente grati, per aver potuto vivere quest’esperienza meravigliosa a due passi da casa nostra.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per inviare l'articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per stampare (Si apre in una nuova finestra)